Io so che è così. – 1 Laura.

Io so che è così.

Ci sono convinzioni che appaiono nella mente e iniziano a condizionare ogni tuo pensiero, il tuo sguardo sul mondo.

Sembrano apparse dal nulla. Un evento o un’immagine, le ha generate e con il tempo sono cresciute nella tua testa. Nessuno riuscirà mai a toglierle da lì.

Un giorno arriva qualcuno che sostiene di avere la verità in tasta. Argomenta la sua tesi per cercare di farti capire che ti sbagli, che la realtà non è come la vedi tu, ma completamente diversa.

Tu gli sorridi, annuisci e magari gli dici anche “Sì, forse hai ragione. Adesso che ci penso, è come dici tu.”

Nel frattempo pensi: “Io so che è così, proprio come la penso io e non come dici tu. Io lo so che è così”.

Lui è soddisfatto di avere cambiato la tua idea.

Tu sei soddisfatto di essere ancora più convinto di prima, della tua idea.

 

LAURA

Era tornato il sereno, dopo diversi giorni di pioggia battente.  Laura si sente in colpa per aver esagerato con il cibo durante le feste. Ha deciso di approfittare del bel tempo e andare a camminare. Ben coperta e protetta dal kway, affronta il freddo. Pensa che con una passeggiata di un’oretta non smaltirà neanche una fetta di panettone. Nonostante i suoi sessantacinque anni, non vuole perdere l’abitudine di camminare per rilassarsi e tenersi un po’ in forma.

Esce da casa, volta a sinistra. Si dirige verso la Rocca di Bagnara, poi invece di attraversare il piccolo centro come fa di solito, decide di andare verso il fiume. Vuole andare a vedere il livello dell’acqua del Santerno. Bastano due giorni di pioggia intensa per allertare tutta la zona.

A passo spedito pensa che il regalo che le ha fatto Benedetta, sua nipote di sedici anni, sia proprio una “figata” come direbbe la ragazzina. In un lettore mp3, anche se non ha capito ancora come si fa, ci può mettere più di quattrocento canzoni. Tiziano Ferro canta “Sere Nere” e Laura inizia la salita del ponte sul Santerno. Quello che porta a Mordano.

Arriva a metà del ponte. Ha sempre paura di essere investita quando passa su quel ponte, in bici o a piedi. Le macchine vanno troppo forte. Guarda l’acqua marrone e rumorosa. L’ha visto anche più alto qualche anno fa. Tanto allarmismo per nulla, come sempre. Pensa che oggi non può camminare sull’argine, è troppo fangoso e rischierebbe di cadere. Si ferma a osservare il fiume.

Poi vede qualcosa. Cerca gli occhiali nel marsupio.

Guarda di nuovo la riva. Le si ferma il cuore.

Si sbaglia. Non è quello che crede di vedere.

Incastrato tra i rami ammucchiati, sulla riva sinistra del fiume, le sembra di vedere qualcosa. Riprende a camminare, senza staccare gli occhi da quel qualcosa che non riesce a focalizzare. È quasi a metà del ponte. Cerca di pensare a cosa potrebbe essere. È un cumulo di spazzatura accumulata dall’acqua. È dall’altra parte del ponte. È un manichino. Si allontana leggermente dalla strada e cammina sul prato. Sono rami.

Stringe gli occhi. Mette a fuoco. È un corpo.

Osserva per pochi secondi ma le sembra di essere lì da minuti, ore.

Nota i capelli lunghi mossi dalla corrente. I piedi senza scarpe. La gonna arrotolata sui fianchi. Non si vede il viso. Il corpo è a faccia in giù nell’acqua. Torna in se. Mentre corre verso la strada, muove le braccia in aria come se salutasse qualcuno. Alcune macchine passano senza fermarsi. Non sa cosa fare. Ha bisogno di aiuto. Ha ragione Nello, suo marito, che la rimprovera perché non porta mai con sé il cellulare quando va a camminare. Proprio come oggi. Se avesse avuto il cellulare, avrebbe subito chiamato Nello. Lui reagisce in modo freddo e razionale. Lei sta piangendo e urla “Aiuto! Vi prego aiutatemi.”

Io so che è così. – 1 Laura.ultima modifica: 2018-07-14T15:50:42+02:00da D8_85
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