Bestie da ufficio-Le ricette di cucina.-Capitolo due.

Mi chiedo se in futuro sarà possibile adeguare gli Homo-piegati al metodo usato dalle formiche per garantire il cibo alla comunità. Questi piccoli insetti grazie allo stomaco sociale, conservano cibo da distribuire in caso di bisogno alle compagne della colonia, in una parte del loro ventre. Le differenti abitudini culinarie esistenti all’interno del gruppo delle Homo-piegate impediscono il formarsi di una vera e propria colonia. Immaginate cosa potrebbe succedere in una colonia di migliaia di elementi, se all’interno dello stomaco sociale non fossero disponibili almeno tre o quattro cibi diversi. Nel formicaio si creerebbe una discussione, proprio come avviene in ufficio, per scegliere la pietanza preferita.

Carmela nata su un’isola, di cui si narra l’esistenza ma che pochi hanno visto, consiglia di crescere i propri cuccioli con una merenda pomeridiana a base di testa di coniglio al sugo. Da mangiare rigorosamente fredda di frigo mentre si guarda un bel cartone animato. Sembra che questo rito propiziatorio, fortifichi il temperamento dei cuccioli che saranno pronti ad affrontare le esperienze dure, sconvolgenti che la vita ha in serbo per loro. Svuotando la testa del coniglio  del suo contenuto a mani nude, i giovani del futuro non avranno paura davanti a niente. Carmela però ritiene necessarie anche le coccole alimentari. Affrontare il lungo viaggio di ritorno dall’isola che non c’è, con una teglia di pasta al forno, rende tutto più piacevole. Consiglia la teglia con il proprio piatto preferito, anche a coloro che soffrono d’ansia quando prendono il treno o l’aereo. L’importante è fare gli occhi dolci al controllo bagagli dell’aeroporto o, se si viaggia in treno, sedersi lontano da persone che hanno un cagnolino. Secondo lei, la presenza di una teglia di pasta al forno nel sedile accanto al proprio, è come viaggiare con la presenza rassicurante della mamma. All’arrivo a casa anche se sono le due di notte, una cena tardiva vi coccolerà e vi farà dimenticare la stanchezza del viaggio.

Prussia, che si chiama così per la passione storica e culturale dei suoi genitori per quest’antica regione, cerca di concentrarsi solo sulla sua bistecca di pollo: molto molto ben cotta. Talmente cotta che assume quasi l’aspetto di carne essiccata. La mangia ogni giorno. Sostiene che un petto di pollo bruciacchiato al giorno, tolga il medico di torno. Per lei la testa di coniglio è la scena di un film horror, quasi quanto l’olio di palma. Prussia è un vero cane da tartufo per alcuni ingredienti. Grazie alla sua consulenza, impedisce che l’olio di palma e il glutammato entrino in casa propria e delle colleghe. Questi sono due degli ingredienti banditi dalla dispensa. Data la necessità di controllo sugli ingredienti, si è fatta impiantare un microchip nell’encefalo. Il microchip, che costituisce un database sulle informazioni dei cibi in vendita, è collegato agli occhiali da vista e le permette con una visione computerizzata di escludere i prodotti che non superano i suoi standard alimentari. Deve solo stabilire se l’olio di palma è radioattivo o no, nel dubbio evita di passare nella corsia dei biscotti.

Rosa, quando sente parlare di cibo, pensa al pranzo che l’attende. Spera di poter mangiare con una bella trippa di bovino ripiena. Una ricetta storica, della tradizione familiare che le fa pensare al calore della casa della nonna. La nonnina ogni mattina, invece di bighellonare in casa davanti a programmi tv trash, si alza e inizia a preparare da mangiare per l’affamata nipote. A guardare Rosa, si direbbe che viva nutrendosi di qualche verdurina lessa. In realtà la nonna, alle sei del mattino, ha già messo la pentola della zuppa di fagioli sul fuoco. Si accinge ad andare a catturare Berto. Berto è uno dei dodici maiali che la nonna acquista a inizio anno. Tutti gli anni. Berto è il numero tre. Oggi Rosa mangerà zuppa di legumi con zampe di maiale bollite con contorno di trippa ripiena. Uno dei suoi piatti preferiti.

A Carla la trippa ripiena fa pensare solo a una cosa: il voltastomaco. Poiché da piccola ha sofferto di gastrite, ha il terrore di una ricaduta anche solo al pensiero di trippa ripiena o di zampe di maiale. Allora pensa al suo piatto preferito. Un’insalatiera piena di spaghetti leggermente conditi con: speck, mascarpone, gorgonzola, pomodoro, pepe, peperoncino, wurstel e altri dodici ingredienti che al momento non ricorda. Sostiene che cinquecento grammi di spaghetti conditi in questo modo, escludono il ripresentarsi della gastrite. Per attivare la digestione degli spaghetti ingurgita, come aperitivo, due o tre tubi di patatine, tubo compreso. Tutto ciò senza che la sua linea faccia una piega. Qualche piega compare solo sul suo volto quando Prussia le fa notare che le sue amate patatine in tubo, non contengono patate se non in una percentuale irrisoria. Forse al mondo si vive meglio se ignorano molte cose.

Mariastella mangia vegetali per evitare di lievitare e, di conseguenza, non passare più dalla porta di casa visto che al momento ha circa 4 centimetri di margine per lato. Per azzittire il parlottare dello stomaco, in ufficio mangia quantità industriali di cetrioli cosparsi di sale. Questi snack alternativi non sono molto amati dalle colleghe, che non sopportano l’odore, ma Mariastella le tiene calme ricordando che tra poco arriverà il cocomero. Con l’arrivo dell’estate infatti modifica il suo spuntino passando  a metà per lo spuntino del mattino e metà per quello del pomeriggio. La sua passione per la cucina e per quei cibi che la fanno ingrassare solo a guardarli, la spingono a cercare sempre ricette nuove. Propone una bella vellutata di broccoli. Salutare, saporita e semplice da preparare.  Sorvola sul fatto che in un’ora, la vellutata è già digerita. Quando, dopo cena, si siede sul divano, osserva il tavolo. Le sembra così appetitoso, gustoso e succulento che i morsi della fame la portano a fantasticare. Le gambe del tavolo, arrotolate in qualche chilometro di pancetta, sarebbero poco più croccanti di bruschette ben tostate e forse altrettanto soddisfacenti.

Charlie, che vive di dolciumi e disprezza le verdure, arriccia il naso per dimostrare la sua disapprovazione. Chiede di avere pietà e non pronunciare più la parola broccoli. Dopo aver tentato di frullare il minestrone ancora congelato con il frullatore a immersione, durante una crisi esistenziale di salutismo, ha le pareti della cucina a pois colorati. Ha rinunciato a nutrirsi di verdure. In fondo tutto ciò che cerca è in un vasetto di nutella, la quintessenza delle energie fisiche e mentali necessarie per affrontare la vita da Homo-piegata. D’altronde, se utilizza il frigorifero come fosse un armadio per la stagione estiva, vorrà proprio dire che la cucina non è il suo forte.

Di certo l’evoluzione della specie a volte trova degli intoppi, delle deviazioni impreviste. La dimostrazione in persona è l’Homo-piegata Gertrude. È figlia di un uomo che nasconde in un bunker, batterie di congelatori contenenti ogni prelibatezza che la selvaggina locale offre: tutti gli animali che possono essere investiti in auto. Lei, nel tentativo di evolversi dal suo patriarca, ha riempito il freezer di spinacine. La semplicità della preparazione, abbinata alla dipendenza dai conservanti, a volte vince sulla tradizione e sullo spirito di sopravvivenza inculcato dai genitori.

Forse solo in un mondo senza spinacine, Gertrude potrebbe tornare alle sue origini. Suo padre sogna a occhi aperti il futuro della figlia, immaginando che un giorno, mentre Gertrude si sta dirigendo al lavoro, una lepre spunti dal campo coltivato che costeggia la strada. La lepre attraversa la strada. L’istinto naturale ha il sopravvento. L’istinto della figlia non della lepre. Spinge il pedale del gas dell’auto, stringe gli occhi, stile miope, per calcolare distanza, velocità e il salto dell’animale. Un colpo secco sul paraurti. Gertrude scende con il sorriso sulle labbra, raccoglie l’animale e lo mette in auto. Chissà se il padre di Gertrude la vedrà mai arrivare a casa con un cadavere.

Sentendo parlare invece Nunzia, si pensa che non appartenga a nessun mondo, in realtà ha delle origini. Nata nella zona del tacco del paese, sostenendo il peso di gran parte dello stivale, ha iniziato il suo percorso di evoluzione spostandosi al Nord. Nasconde con il suo linguaggio anonimo la sua provenienza. Confessa alle colleghe che, protetta dalle mura domestiche, fa colazione con l’impepata di cozze. Tre chili di cozze ogni mattina garantiscono il giusto fabbisogno di minerali per l’intera giornata.

La componente geografica d’origine dei singoli elementi influenza abitudini e gusti, in modo definitivo. Forse bisogna solo esser fortunati, e nascere nella regione e nella famiglia con il migliore imprinting.

Bestie da ufficio-Le ricette di cucina.-Capitolo due.ultima modifica: 2019-06-25T15:17:48+02:00da D8_85
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