Io so che è così. – 2 IL CORPO

È Roberto il primo a fermarsi. Il carrozziere del paese.

Il quarantenne accosta sul ciglio della strada, abbassa il finestrino del passeggero e domanda in dialetto romagnolo “Laura, sa l’è suzzess?”. Laura tra le lacrime, lo prega di scendere e indica il fiume. L’uomo mette le quattro frecce, il freno a mano, spegne il motore e scende dall’auto. Si avvicina alla donna, mettendole un braccio intorno alle spalle per cercare di calmarla. È molto agitata. In quel frangente si chiede quanti anni ha Laura. L’età di sua madre. Al massimo qualche anno in più. Ha paura che le venga un infarto, è troppo agitata. Non l’ha mai vista così, è sempre tranquilla e allegra. Mentre riflette, segue Laura che lo tira per un braccio. Lo fa avvicinare alla riva del Santerno sull’erba bagnata e mentre lui dice “Laura attenta che si scivola, vai pia… ” Lei non lo fa parlare e gli comanda:

“Guarda là!” allungando il braccio destro, ben teso, quasi a farlo arrivare sull’atra riva: “cosa vedi?”

L’indice con l’unghia laccata di rosso, con una piccola decorazione adesiva a forma di fiocco di neve, guida lo sguardo di Roberto. Per un secondo vede solo l’acqua, un po’ di rami e immondizia che si è accumulata su un lato della riva.

Il secondo dopo vede, una donna che galleggia a faccia in giù.

Gambe e braccia allargate.

Sembra che il mondo si sia fermato. Non si accorge delle auto che passano e neanche di Laura aggrappata al suo braccio che gli chiede chi è quella donna, cosa le è successo. Roberto afferra l’anziana per le spalle, la guarda negli occhi e le dice con voce ferma e decisa:

“Laura ti prego calmati! Ora chiamo la polizia!”

Durante i nove minuti trascorsi tra la telefonata e l’arrivo dei soccorsi, Roberto ha ricordato a se stesso di dover mantenere la calma. Ha spostato l’auto dal ciglio della strada, ha parcheggiato sul prato adiacente all’argine. Ha fatto sedere Laura sul sedile offrendole dei grissini che aveva appena comprato dal fornaio di Bagnara.

Laura scossa la testa in senso di diniego, anche in quel momento riesce a pensare che deve trattenersi perché durante i pranzi e le cene delle feste, ha davvero esagerato. Afferra la copia del giornale “Il Resto del Carlino”, poggiato sul cruscotto dell’auto. Si sventola come se sentisse caldo, nonostante ci siano nove gradi, anche se il sudore della passeggiata inizia a raffreddarsi lungo la schiena.

All’arrivo della polizia Roberto alla domanda del suo amico poliziotto Alessio “Che cosa è successo? Hai investito la signora?”. Roberto allunga un braccio e indica un punto della riva “Là, tra i rami!”.

Così, in una serena e fredda giornata di dicembre sono iniziate le indagini che hanno influenzato la vita di tutto il paese. Il corpo livido dal freddo è stato recuperato dall’acqua, con l’intervento dei pompieri.  I segni di uno strangolamento sono evidenti sul collo sottile della ragazza.  Le calze sono rotte lungo i polpacci, come se il corpo fosse stato trascinato sull’asfalto o sulla ghiaia. Il corpo è stato adagiato sul prato dell’argine e coperto con un telo. I segni evidenti sul collo fanno pensare a una morte per strangolamento. I numerosi lividi sulle braccia e sulle gambe, che abbia lottato per difendersi. Più di questo, da un primo esame visivo non si riesce a sapere. Successivi esami stabiliranno se, quando è stata gettata nel fiume, era ancora viva e se c’è stata violenza sessuale.

Roberto che assiste alle operazioni di recupero riconosce la ragazza e si avvicina al carabiniere.

“E’ Manuela, la figlia di Antonio quello che coltiva i kiwi, che ha perso la moglie qualche anno fa. La morosa di Fabio, quello che lavora in ceramica a Faenza. Hai capito di chi ti parlo?”

Alessio annuisce. Conosce Fabio. Deve chiamare il maresciallo. Non può avvisare lui il ragazzo, quantomeno il padre della ragazza.

Qualche ora dopo il maresciallo suona alla porta di casa di Fabio. La madre va ad aprire e quando vede la divisa, chiede, senza neanche salutare:

“Cos’è successo?”

“Lei è la madre di Fabio Giacomi?”

“Sì, perché è qui? Cos’ha fatto?”

“Il ragazzo è in casa?” chiede l’ufficiale, ignorando le domande della donna.

“Si sta dormendo. Lo vado a chiamare…” dice la donna, quasi voglia chiedere il permesso di muoversi.

Il carabiniere resta fermo sulla porta di casa. Attende due o tre minuti poi, vede arrivare alla porta un ragazzo in tuta con i capelli scompigliati e la faccia disorientata, il ragazzo domanda:

“Salve, cosa succede?”

“Sono qui per comunicare un accaduto.”

Per un istante il carabiniere, in silenzio, attende una reazione del giovane o della madre, che osserva la scena da dietro le spalle del figlio. Questi ultimi attendono la frase successiva, per capire finalmente di cosa di tratta.

“Questa mattina è stato ritrovato un corpo nelle acque del Santerno. Da un primo riconoscimento, si presume che sia il corpo di Manuela Solfini”.

Si alternano le domande del ragazzo e della madre che sta piangendo con le mani davanti alla bocca.

“Scusi può entrare, ho bisogno di un momento. Mi dia un momento. Cosa mi sta dicendo? Non capisco…davvero non capisco!” il ragazzo chiede tempo per capire se quello che ha sentito sia vero!

Il carabiniere entra in casa, chiude la porta e segue Fabio in salotto. Afferra il ragazzo per le spalle e guardandolo negli occhi per farsi ascoltare con attenzione gli dice: “Roberto, il carrozziere, mi ha detto che era la tua fidanzata, che il padre non è giovanissimo. Per questo sono venuto prima da te. Per chiedere se vuoi accompagnarmi a casa del padre, dobbiamo avvisare anche lui. Bisogna fare il riconoscimento del corpo. ”

“Come il riconoscimento? Quindi non è sicuro che sia Manuela. Chi l’ha detto che è lei? Magari vi sbagliate!”

“L’ha riconosciuta sul posto Roberto, ha detto che vi conosce bene. Purtroppo sembra che sia proprio lei. Il riconoscimento che dovete fare è quello ufficiale, per la legge. Capito?”

Il ragazzo annuisce ma non sembra aver capito. Guarda fisso il pavimento. Ignora la madre che seduta sul divano, si dondola quasi a cullarsi mentre piange con grandi singhiozzi.

“Ascolta, ora vai a vestirti” dice il carabiniere al ragazzo, “Andiamo dal padre ad avvisarlo” gli poggia una mano sulla spalla. “Poi dovrete seguirmi entrambi in caserma per qualche domanda.” Fabio si volta, guarda negli occhi l’uomo che annuisce, quasi a dirgli che ce la può fare. Che deve farlo.

Dieci minuti dopo Fabio esce da casa sua in silenzio. Senza aver versato una sola lacrima. Sale nell’auto dei carabinieri, sul sedile posteriore. Alla guida Alessio accende l’auto e parte. Piano, lentamente.

Il maresciallo dice: “Indicaci la strada per andare dal padre della tua morosa?”.

Fabio in modo meccanico dice di andare verso Lugo.

Il maresciallo è in paese da neanche un anno. Non conosce tutti, e sa che di solito non è questa la procedura per avvisare i parenti di un defunto della notizia. Vuole delicatezza in questa situazione. Ha parlato con Roberto e ha capito che il padre della ragazza è un uomo fragile. Spera che la presenza del ragazzo, possa rendere la notizia più sopportabile.

Fabio pensa che è la prima volta che sale su un’auto dei carabinieri. Alessio segue le indicazioni. Imbocca una strada ghiaiata, rallenta e si ferma davanti ad un casolare di campagna.

Scendono dall’auto. Alessio resta in piedi accanto alla portiera del guidatore. Il maresciallo mette una mano dietro la schiena di Fabio, quasi a sorreggerlo e si dirigono verso la porta dell’abitazione. Sentono dei rumori provenire dalla rimessa dei trattori. Sulla porta del capannone appare Antonio, un uomo di poco più di sessant’anni, che si pulisce le mani sporche di grasso di motore in uno straccio.

Il maresciallo chiede subito

“Salve, lei è Antonio Solfini?”

Fabio quasi sottovoce dice “Si è lui!”

L’anziano guarda il ragazzo e il militare senza dire una parola. Sembra aspettare.  Guarda il militare e lo ascolta con attenzione.

“Siamo qui perché è successo un incidente. Questa mattina, una donna che passeggiava vicino al fiume, ha notato un corpo nell’acqua del Santerno. Da un primo riconoscimento dei presenti sul posto potrebbe trattarsi di sua figlia Manuela. Sono qui, per chiederle di venire con me per fare il riconoscimento.”.

Antonio non si muove. Fermo. Sembra pensare. Sembra attendere degli ordini da qualcuno. Fabio si accorge che Antonio si sta allontanando dalla realtà. Si avvicina e quasi a tranquillizzarlo, gli dice sottovoce “Vengo anch’io con te. Hanno detto che è lei quelli che si erano fermati a curiosare, ma sai com’è la gente… magari non è lei.”.

Antonio si libera del braccio di Fabio che gli circonda le spalle, poggia per terra le candele del trattore che ha smontato, si pulisce le mani nello straccio che ha appeso alla cintura dei pantaloni.

Quasi sottovoce dice “Pensavo fosse rimasta a dormire a casa tua… “, guarda il ragazzo e il carabiniere.

“No, l’ho riaccompagnata a casa ieri sera.”

Il maresciallo incalza con educazione: “Ora dobbiamo andare.”

L’anziano si guarda i vestiti, come se volesse controllare se è presentabile. Il maresciallo lo rassicura dicendo: “Può venire così, non stia a cambiarsi.”

Antonio, senza alzare lo sguardo da terra annuisce in silenzio e segue il ragazzo che lo sostiene e lo accompagna verso la volante.

Per tutto il tragitto nessuno dice una parola. Nessuno piange o fa domande.

Quando ormai la nebbia ha circondato l’intero paese, i campi, gli alberi; Antonio torna nel casolare di campagna e si mette a letto a dormire, senza neanche svestirsi. Non ha detto una sola parola per tutto il giorno tranne “Sì è Manuela”. Ha la sensazione che non stia accadendo davvero.

Al termine di quella giornata, Fabio torna a casa con l’immagine di Manuela livida e immobile. Non sembrava lei. A quest’ora sarebbero dovuti essere insieme, trovarsi con gli amici in pizzeria. Seduto sul suo letto, prende in mano il cellulare pieno di chiamate e messaggi. Tutti chiedono se sono vere le voci che girano in paese. Dovrà confermare le voci, si tratta di Manuela.

Il paese ora non fa che parlare di lei. Tutti si chiedono cosa sia successo. Le ipotesi sono diverse. Qualcuno l’ha investita mentre camminava sul ponte e non ha prestato soccorso. Manuela non aveva motivo di passeggiare di notte sul ponte. Inoltre non ci sono segni d’incidente.

Si è suicidata, qualcuno dice che non aveva superato la morte della madre.

I segni di strangolamento non confermano queste due ipotesi.

Ha litigato con Fabio che non è mai stato contento del trasferimento a Milano, ed è tutto finito in tragedia. Il ragazzo è il primo sospettato. Sembra che l’abbiano interrogato per ore. Eppure è sempre stato un bravo ragazzo.

Queste cose succedono solo in altri paesi o nelle grandi città. Sono storie che senti nei programmi pomeridiani della tv o al tg, mentre ceni. Non sono argomenti che immagini di sentire al bar o mentre sei in fila alla posta del paese. Dilaga la paura. Si pensa che ci sia un assassino in giro per il paese. Le indagini continuano e nonostante la primavera sia alle porte, ancora non si sa cosa sia successo a quella povera ragazza. L’acqua ha tolto eventuali tracce di dna dell’assassino. I carabinieri hanno chiesto aiuto anche a Bologna, a colleghi più esperti ma i mesi passano e la verità ancora non viene scoperta.

Io so che è così. – 2 IL CORPOultima modifica: 2018-07-15T18:03:10+02:00da D8_85
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